Drappo onorevole di primo ordine che occupa orizzontalmente il terzo di mezzo dello scudo, o, secondo i francesi, due parti di altezza delle sette di larghezza dello scudo. Quando in uno scudo vi sono due o più fasce, restano di larghezza uguale a quella degli spazi che sono fra di esse. Sei, otto o dieci fasce, prendono il nome di burelle; cinque, sette o nove fasce si chiamano trangle. Due piccole fasce parallele ed accostate si dicono gemella; tre nella stessa disposizione terza. La divisa e la riga sono solitamente fasce ristrette. Uno scudo coperto di egual numero di fasce di colore e di metallo alternate, costituiscono il fasciato.
Delle varie opinioni degli araldisti sull’origine delle fasce riporteremo le principali. La maggior parte vuol che rappresenti la benda con cui s’incoronavano anticamente i re, massime quella bianca o d’argento. Ma se cosi fosse non si vedrebbero nelle armi di semplici gentiluomini. Altri vogliono che la fascia rossa in argento sia un ricordo della dignità senatoria, perché assomiglia al laticlavus dei Romani. Bisogna pero notare che questa fascia si vede nelle armi di famiglie che non hanno mai avuto a che fare con il patriziato della gran città. Il Du Cange pensa che la fascia provenga dalla fasciola o giarrettiera che serviva ad allacciare le calze. Ma sarebbe davvero curioso che un legaccio fosse tanto comune e di tanto pregio nel blasone, benché sia stato appunto un legaccio l’occasione mercé il quale s’istituisse l’ordine nobilissimo della giarrettiera. Non sappiamo chi disse che rappresentasse le bende d’onorate ferite; questa opinione non merita maggiore apprezzamento della precedente.