Le navi erano conosciute come “lazzaretti sul oceano” a causa dell’immense epidemie e malattie che si verificavano a bordo come il colera e il tifo, che mietevano centinaia di morti.
Teodorico Rosati, un colonello medico della Regia Marina e autore di importanti lavori dalla parte dei passegeri più deboli ed esposti, racconta: “Accovacciati sulla coperta, presso le scale, col piatto fra le gambe e il pezzo di pane fra i piedi, i nostri emigranti mangiano il loro pasto come i poverelli alle porte dei conventi. È un avvilimento dal lato morale e un pericolo da quello igienico, perchè ognuno può imarginarsi che cosa sia una coperta di un piroscafo sballottato dal mare, sulla quale si rovesciano tutte le immondizie volontarie e invonlontarie di quelle popolazioni viaggianti.”
Edmondo de Amicis scrive: “Il commissario che era sceso piu volte nei dormitori, ci fece delle descrizioni da stringere il cuore e da vincer lo stomaco. Aveva visto là sotto delle masse intricate di corpi umane, gli uni sopra e a traverso agli altri, con le schiene sui petti, coi piedi contro i visi, e le sottane all’aria; viluppi di gambe, di braccia, di teste coi capelli sciolti, striscianti, rotolanti sul tavolato immondo, in un’aria ammorbata, in cui d’ogni parte suonavano pianti, guaiti, invocazioni di santi e grida di disperazione.”
Ferrucio Macola scrisse: “Scesi nel corridoio. Dio mio! Quale Tanfo! Figuratevi 500 persone ammassate in uno spazio di altrettanti metri cubi d’aria, con una ventilazione insufficiente nelle condizioni normali, più insufficiente allora perché gli oblò (i finestrini) a murata del corridoio inferiori erano rasenti alla linea d’acqua, e gli altri, colmare agitato, non si potevano aprire (...) Non mi sono mai spiegato come tante creature umane potessero vivere là dentro, qualche volta 20, qualche volta 30 o più notti, respirando le esalazioni più pestifere in un’aria umida, vischiosa, corrotta dai gas acidi sviluppati dal cibo mal digerito e rigettato.”
Dopo l’inferno, ecco qua, i nostri antenati, che hanno attraversato le più ardue (dantesche) peripezie, sconfiggendo ingiustizie e pregiudizi; e se oggigiorno la nostra famiglia vive bene, emancipata, della quale fanno parte ingegneri, medici, avvocati, infermieri, professori e vari importanti rappresentanti della società brasiliana.